«Più della metà delle scuole partecipanti all'indagine chiede di avere al suo interna uno psicologo. Questo perché gran parte del carico di lavoro degli insegnanti deriva dai disturbi di comportamento degli studenti e dai loro problemi psicologici. Se la presenza della figura dello psicologo venisse istituzionalizzata e diventasse stabile, molti problemi potrebbero essere diagnosticati in tempo e se non risolti almeno affrontati in modo appropriato». Questa la conclusione cui è giunto il tavolo di lavoro coordinato dallo psicologo bolzanino Elio Cocciardi dopo che, nel giugno del 2015; con l'approvazione di una mozione delle consigliere Veronika Stirner, Magdalena Amhof, Maria Hochgruber Kuenzer, il consiglio provinciale ha chiesto di verificare la possibilità di istituire presso tutti i circoli didattici della provincia di Bolzano un servizio psicologico dedicato, prevedendo un professionista ogni mille alunni. A quanto pare, secondo lo studio Pisa (programma di valutazione internazionale di un allievo), la presenza a scuola di questa figura garantirebbe anche migliori risultati in ambito scolastico.
«Attualmente - spiega Cocciardi - in Alto Adige abbiamo una situazione diversa all'interno delle scuole dei due gruppi linguistici: in quelle italiane c'è da anni il servizio psicologico, affidato a professionisti esterni incaricati per un certo numero di ore che viene in genere aumentato (circa 480 ore pari al 21%) dai dirigenti scolastici per far fronte alle richieste che emergono nel corso dell'anno; in quelle tedesche non esiste questa figura, c'è invece l'educatore sociale. Dalla nostra indagine è emerso che sia le scuole tedesche che quelle italiane chiedono di istituzionalizzare il servizio che significa per le prime crearlo ex novo, per le seconde potenziarlo con professionisti dedicati».
Ma come si spiega questa pressante necessità di avere un aiuto psicologico per ragazzi, genitori, insegnanti?
«Innanzitutto - spiega Cocciardi - dalla nostra indagine emerge l'inadeguatezza di un numero crescente di genitori a svolgere il loro ruolo. Del resto,loro stessi ammettono che i problemi con i figli sono dieci volte superiori rispetto a quelli personali. Parliamoci chiaro: nessuno obbliga le persone a fare figli; ma se si fanno; bisogna impegnarsi a fondo. Troppo spesso oggi ci troviamo difronte a ragazzi che dicono di sentirsi soli e inascoltati dagli adulti presi dal lavoro e da mille altri impegni e distrazioni».
Meglio il modello del genitore permissivo o autoritario?
«Né l'uno né l'altro. Servono poche regole ma quelle vanno fatte rispettare».
Il disagio nei ragazzi come si manifesta?
«Si manifesta con fenomeni di bullismo, in particolare alle scuole elementari e alle medie; difficoltà di apprendimento, rifiuto scolastico, violenza. C'è un po' di tutto, ma soprattutto quello che emerge è un forte bisogno di attenzione. Si vede quando hanno problemi in casa, in quanto non ascoltano, hanno poca concentrazione e, in particolare in quarta e quinta elementare, tendono a formare gruppetti di amici che poi creano disturbo alla classe».
Questo malessere, più o meno diffuso, rende ancora più difficile il lavoro degli insegnanti.
«É così. Dai colloqui con gli insegnanti emerge la difficoltà a gestire la classe, perché gli studenti non hanno regole, hanno reazioni improvvise che si manifestano in atti di aggressività verso altri ragazzi ed insegnanti. Ciò comporta che il 50% del tempo dell'insegnante sia dedicato all'insegnamento e il 50% legato a far fronte alle richieste individuali degli alunni. Le tematiche che emergono; danno un quadro di grandi difficoltà che gli insegnanti sono costretti ad affrontare e che richiedono conoscenze, competenze e risorse spesso non disponibili o che non rientrano nel bagaglio formativo degli insegnanti stessi».
Intervista al Dr. Elio Cocciardi, coordinatore del Progetto dell’Ordine “Lo psicologo scolastico”,
pubblicata nella rubrica "SCUOLA » LE NUOVE EMERGENZE sul quotidiano Alto Adige il 04/06/2017
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