Negli ultimi anni, non solo nel nostro paese, il quadro della popolazione è profondamente cambiato. L'aspettativa di vita è aumentata, di conseguenza cresce la popolazione anziana, in controparte le nascite sono diminuite. Anche la generazione in mezzo a volte si logora tra lavoro, accudire figli e genitori anziani nonché le richieste di una società che esulta il culto della giovinezza e dell' individualismo. Nonostante tutto ciò deve rimanere importantissimo, per questa generazione, di mantenere viva la capacità di sapersi immedesimare nelle altre generazioni. Da una parte i figli in età evolutiva, dall'altra parte l'anziano genitore.
L'attenzione e la coltivazione della relazione delle persone che non sono della nostra generazione è fondamentale per fare conquistare a queste persone il posto che nella nostra vita temono di perdere.
Ogni generazione ha bisogno di essere seguita per non lasciare in solitudine nessuno, figli e anziani genitori e questo diventa possibile se noi ci facciamo raccontare le storie (bambini e anziani lo fanno volentieri), i propri bisogni e le proprie esigenze. Questo richiede a noi, proprio perché siamo la generazione in mezzo, di non rimanere concentrati su di noi ma di essere aperti anche ai bisogni a volte a noi estranei e non compatibili con i clichè di una cultura narcisista che ci lascia sempre con un retrogusto di insufficienza. Inoltre può essere anche doloroso confrontarsi con l'idea della fragilità, della solitudine e con la fine e la morte inerenti l'anzianità. Queste realtà ci possono spaventare e di conseguenza ci portano ad isolarci da altre generazioni, creando cosi nell'altro un triste sentimento di esclusione e non comprensione e in noi stessi un grande vuoto.
Articolo scritto dalla Dottoressa Sonja Prinoth
per il progetto "Psicologi e Mass Media"
pubblicato sul quotidiano Alto Adige il 03.06.2017
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