I recenti fatti di cronaca internazionale ci hanno messo davanti ad episodi di terrorismo su scala europea.
Indipendentemente dal fatto che essi si riferiscano ad azioni legate al fenomeno del terrorismo o ad episodi isolati messi in atto da soggetti con patologia psichiatrica, nulla deve distoglierci dall'attenzione che ogni atto terroristico genera per sua natura una sorta di contagio dettato dall'emulazione.
Gli attentatori, in taluni casi, erano giovanissimi autori con una storia, attuale o remota, di cura psichiatrica.
Il presidente della società italiana di psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, ha posto l'accento sull'effetto "contagio" consigliando di evitare l'eccessiva descrizione, ma anche l'involontaria trasformazione in atto eroico di azioni compiute da una persona con forte disagio mentale.
Certo, è fondamentale informare il mondo circa minacce e le azioni terroristiche, ma lo è anche il contrastare il rischio d'emulazione.
L'aspetto apicale di questa pericolosissima modalità di divulgazione risiede, spesso, sulla piattaforma digitale.
Sul web, infatti, la propaganda incontra il migliore tra i terreni fertili per lo sviluppo dell'emulazione.
Nella narrazione degli atti terroristici è opportuno utilizzare un linguaggio che presenti essenzialmente i fatti, quelli principali dell'accaduto, evitando l'incursione in sensazionalismi, facili e pericolose prede per i soggetti con disturbi psichici, maggiormente se appartenenti all'area adolescenziale o adulta di prima maturità.
Già nel 2007 l'American Psychiatric Association aveva chiesto ufficialmente ai mass media di non trasmettere ulteriori immagini della strage della "Virginia Teach Institute", dove un ragazzo uccise più di trenta persone tra studenti e docenti.
Motivo di tale richiesta fu, appunto, la volontà di non far incorrere in eventuali casi di emulazione, alla luce del fatto che la riproposizione di quelle immagini non solo avrebbe rappresentato un gesto di insensibilità nei confronti delle famiglie delle vittime, ma soprattutto una minaccia alla sicurezza pubblica.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Francesca Zucali
per il progetto "Psicologi e Mass Media"
pubblicato sul quotidiano Alto Adige il 30.07.2016
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